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Storia del Pensiero Politico Europeo:
Appunti delle lezioni del corso “Storia del pensiero politico europeo”, dell’Università degli Studi di Palermo. Il corso tratta i principali autori che hanno contribuito alla nascita della dottrina politica e del pensiero politico europeo:
• Platone
• Aristotele
• Scuole Post-Aristoteliche: Epicureismo, Stoicismo, Scetticismo
• Rapporto fede-ragione di Agostino
• Ecclesia Romana
• Gregorio VII
• Erasmo da Rotterdam e Thomas More
• Dante Alighieri
• Tommaso D’Aquino
• Marsilio da Padova
• Tacitismo
• Tommaso Campanella
• Machiavelli
• Bodin
• Federalismo e Confederalismo Americano
• Hegel
• Il pensiero politico inglese nel secolo XVII
• Hobbes
• Locke
• Illuminismo
• Kant
• Montesquieu
• Rousseau
• Marx
• Hegel
• Saint-Simon
• Charles Fourier
• Pierre-Joseph Proudhon
• Mazzini
• Cattaneo
• Alexis De Tocqueville
Dettagli appunto:
- Autore: Federica Palmigiano
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Politiche
- Esame: Esame di storia delle dottrine politiche
- Docente: Giurantano
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Storia del Pensiero Politico Europeo Appunti di Federica Palmigiano Università: Università degli Studi di Palermo Facoltà: Scienze Politiche Corso di Laurea in Scienze Politiche Esame di Storia delle Dottrine Politiche Docente: Prof. Giurantano Anno Accademico 2015/2016STORIA DEL PENSIERO POLITICO EUROPEO PLATONE (428 – 347 a.C.) Accusa gli ateniesi di corruzione, per i loro costumi di pessimo gusto e per i loro valori. Ha capacità di persuasione pica dei poli ci; a acco alla sofis ca, in par colare a Pericle. Scrive dei dialoghi: Il Gorgia, Le Leggi, La repubblica, La poli ca. Confronto tra due modelli: ideale e reale. Criterio di differenziazione di libertà contrapposta a quella asia ca, rispe o a quella ateniese, tra la repubblica (ideale) e le leggi (reale). Per lui Europa=Asia. Differenza tra essere ci adino ed essere suddito. Nel V- IV secolo a.C. inizia una consapevolezza, coscienza di Europa occidentale rispe o a coscienza asia ca (orientale). Platone era un aristocra co: precondizione essenziale per poter partecipare alla vita poli ca a va, per questo fa parte della scuola di Socrate. La sua esistenza viene sconvolta per la morte del suo maestro Socrate, che fu costre o a bere la cicuta, venne accusato di empietà, cioè eresia, nei confron degli dei. Gli viene proposto di fuggire, venir meno alla legge ma lui non vuole farlo, perché verrebbe meno al suo pensiero, ai suoi principi. Secondo Socrate infa , le leggi possono essere contestate, ma devono pur sempre essere rispe ate perché sono queste che garan scono il vivere civile della società. La sua condanna a morte stravolte la vita di Platone. Per Socrate la verità è CONTINUA RICERCA. Socrate è un personaggio costante nei dialoghi di Platone, tranne che in quello le Leggi, il dialogo della maturità. Socrate è l’uomo giusto, Platone invece cerca di iden ficare uno stato giusto. L’idealismo platonico è utopico, uno stato ideale. La “filosofia platonica” – ovvero il corpus di teorie e di tes che de finiscono la tradizione storica del pensiero di questo filosofo – è scaturita dalla riflessione sulla POLITICA. Alexandre Koiré scrive che “tu a la vita filosofica di Platone è stata determinata da un avvenimento eminentemente tragico e poli co, la condanna a morte di Socrate”. Occorre tu avia dis nguere la “riflessione sulla poli ca” dall”’a vità poli ca”. Non è certo in quest’ul ma accezione che dobbiamo intendere la centralità della poli ca nel pensiero di Platone. Egli scrisse, in tarda età, nella le era VII del suo epistolario, che era stata la rinuncia alla poli ca a va a determinare la scelta per la filosofia, la quale da allora venne intesa come impegno “civile”. La riflessione sulla poli ca diventa riflessione sul conce o di gius zia, e dalla ri flessione su questo conce o sorge un’idea di filosofia intesa come processo di crescita dell’uomo come membro della polis. Fin da questo momento, appare chiaro che per il filosofo ateniese risolvere il problema della gius zia signi fica affrontare il problema della conoscenza. Da qui la necessità di intendere la genesi del “mondo delle idee” come fru o di un impegno “poli co” più complessivo e profondo. VII LETTERA Nella VII le era, scri a intorno a 75 anni, fa un bilancio della propria vita, racconta perché si è interessato alla poli ca e quale soluzione ha voluto indicare dinanzi alla crisi della polis. Per lui il modello ideale è la REPUBBLICA, al centro del quale ci sono i filosofi. La legge SCRITTA è superflua, perché appare come una forma rannica. Tu i regimi poli ci del suo tempo erano corro (TEATROCRAZIA= Retorica del potere, carica di a eggiamen , ar fici e toni da rappresentazione teatrale eccessiva e ostentata. la prevalenza delle regole della comunicazione sui principi della poli ca incrementa la tendenza allo scontro e la tentazione di costruire confli invece di coesioni. Ma in questo modo vengono esaspera i personalismi e i par vengono spin ai con fini del mondo poli co. Nasce da queste condizioni la teatrocrazia, la poli ca come apparenza, come pura rappresentazione scenica nella quale valgono non la verità ma la finzione e la sorpresa. Non contano i valori ma soltanto ciò che appare). La poli ca si è adeguata alla crisi del suo tempo. Solo il connubio tra filosofia e poli ca poteva risolvere questa crisi. Tema della GIUSTIZIA, presente nel dialogo: legge del più forte, è giusto che impieghi la sua forza, la sua gius zia sui più deboli; filosofi al potere. Lo scopo della comunità poli ca è la gius zia, (nel dialogo ne parla il personaggio Socrate). Gius zia signi fica che il ci adino si dedica alla vita poli ca, scegliendo di fare ciò per cui è ada o, è giusto che faccia così. Altro tema cardine della le era è il CONFLITTO DI INTERESSI tra ricchezza e povertà: inevitabilmente chi governa è portato ad anteporre i propri interessi a quelli degli altri o ad usare il potere di cui dispone per i propri interessi (la propria famiglia, i propri beni, le proprie proprietà). Per questo mo vo, egli propone di ELIMINARE LA PROPRIETÀ PRIVATA, perché è questa che porta l’individuo a pensare al proprio interesse. In questo modo però non esiste più idea di famiglia, di bene proprio, non esiste matrimonio ecc. Una sorta di comunismo di beni o colle vismo. Sono proprio i confli di interessi a determinare i con fli sociali, quindi si devono eliminare per il bene dello Stato, per garan re armonia, pace. Soltanto agli uomini più virtuosi in termini di saggezza (filosofi, lavoratori e guerrieri), viene data la possibilità di accoppiarsi, senza però dover creare una famiglia: i figli infa non sono tali, non vengono riconosciu , ma vengono cresciu e alleva in orfanotrofi di stato, a cura di quest’ul mo. Anche la donna è n bene comune, è sempre inferiore all’uomo, ma può comunque essere educata e può ricoprire le cariche principali. Insomma, l’idea fondamentale è che IL TUTTO VIENE PRIMA DELLA PARTE, cioè di ciascun uomo, tu devono svolgere un proprio ruolo, anche la donna (una sorta di parità di diri , cosa che viene poi a mancare con Aristotele che s pula una gerarchia delle intelligenze e la donna è ne amente inferiore all’uomo). Dicotomia tra Mondo Fenomenico e Mondo delle Idee. Mondo fenomenico: coscienza sensibile, del mondo in cui viviamo, mondo dell’imperfezione. Mondo delle idee o iperuranio: si trovano le idee astra e, al di là del cielo, regione metaforica; è modello di tu e le idee, luogo dove si trovano tu e le idee collocate in una gerarchia: al ver ce vi è la più perfe a delle idee (idea di bene, di vero), in basso le idee più infime. Mondo della perfezione. Ciascun uomo acquisisce una coscienza non a raverso l’esperienza, ma a raverso l’INNATISMO, cioè le idee sono innate nell’uomo, con un processo di reminiscenza, di ricordo, di anamnesi. L’anima, prima di unirsi al corpo, vagava nell’iperuranio. OPERA “REPUBBLICA” STATO: modello ideale, un paradigma, a cui l’uomo deve avvicinarsi per fare in modo che egli stesso possa diventare paradigma per tu e le forme. Concezione organicis ca dello stato: esso è un organismo, un uomo in grande. Parallelismo tra MICROCOSMO= uomo e MACROCOSMO= Stato. Sempre per descrivere lo stato ideale, l’anima dell’uomo è tripar ta: -anima IRRAZIONALE che si dis ngue per la virtù della SAGGEZZA; -anima IRASCIBILE che si dis ngue per la virtù del CORAGGIO; -anima CONCUPISCIBILE che si dis ngue per la virtù della TEMPERANZA. Questa tripar zione è anche rappresentata dall’immagine dell’ Auriga (anima irrazionale) cioè il cocchio che deve tra enere a sè due cavalli (anima irascibile e concupiscibile), e nessuno dei due deve trascinare da una parte o dall’altra l’auriga. L’uomo è giusto se il governo delle sue azioni è in mano all’animo irrazionale o auriga, che ene in mano le redini dei due animi, irascibile e concupiscibile, ovvero i due cavalli. Questo è il microcosmo, cioè l’uomo. Il Macrocosmo invece è lo Stato, e anche qui ci sono 3 classi, 3 ripar zioni (l’opera è “REPUBBLICA”) -anima irrazionale: classe dei FILOSOFI, classe dell’élite, virtù della saggezza, rappresenta l’auriga, nel mito del demiurgo è la classe plasmata con l’oro. -anima irascibile: classe dei GUERRIERI, virtù del coraggio, i custodi incarica nel modello di stato ideale, non fanno e non vogliono la guerra di offesa, ma si occupano e entrano in azione solo per difesa, rappresentano il cavallo bianco nel mito precedente con l’auriga, nel mito del demiurgo sono la classe plasmata con argento. -anima concupiscibile: classe dei LAVORATORI, virtù della temperanza, si occupano di garan re i mezzi di sussistenza alle altre due classi; se loro fossero porta a ges re il governo, non ci sarebbe gius zia, per questo ciascuno è collocato nell’ambito in cui è giusto che sia, è posto lì per natura, nella sua classe consona al suo essere; nel mito del demiurgo sono plasma con i metalli bronzo e ferro. Nel “Poli co” non viene meno la descrizione dello stato ideale: l’uomo poli co deve esercitarsi nell’arte regia, arte propria del reggitore, dell’UOMO POLITICO, ovvero colui che ha il senso della misura, deve evitare l’eccesso e il dife o, ma deve scegliere la giusta misura, un’azione poli ca equilibrata, evita comportamen estremi in un modo o nell’altro, evita il troppo o il troppo poco. Anche qui lo Stato ideale è la monarchia, la migliore forma di governo. Il Poli co è da collocare cronologicamente tra “la repubblica” e “le leggi”. Esso è un dialogo tra Socrate e uno straniero: che discutono sulla migliore forma di governo. La migliore è la monarchia e la peggiore è la rannide, il suo opposto, cioè il massimo della degenerazione delle forme di governo. La democrazia invece, se è classificabile tra le peggiori delle forme re e, se si esamina il suo opposto, essa diventa la MIGLIORE TRA LE PEGGIORI. Quindi Platone pensa che tra le peggiori, diventa la migliore perché è meglio acce are la democrazia, dove il principio per tu è la liberta, piu osto che essere so opos alla violenza di un uomo solo. La democrazia in pra ca apre e chiude il ciclo delle forme di governo, è un elemento che funge da con nuum tra la serie di forme re e e quelle degenerate. Chiude la serie delle re e e apre la serie delle degenerate. forme di governo contro legge: Forme di governo secondo legge: -monarchia - rannide -aristocrazia -oligarchia -democrazia -democrazia La monarchia è la migliore forma di governo e la rannide la peggiore, mentre la democrazia risulta la peggiore delle forme buone e la migliore delle ca ve. I governan devono applicare il “giusto mezzo”. Nelle “Leggi”: opera della piena maturità. Non più modello ideale di stato, ma modello reale. Non c’è Socrate personaggio. Dialogo che dimostra che Platone aveva fa o uno studio accurato delle cos tuzioni vigen nel suo tempo, delineando un proto po di stato a raverso esse. Sono 12 libri, cioè capitoli: i primi 6 esaminano le cos tuzioni del tempo, come quella di Creta; invece gli altri 6 delineano una cos tuzione che può essere a uata nella realtà. Innanzitu o vi è il ripris no della proprietà privata e della famiglia. Poi opta per le codificazioni della legge che deve essere scri a e deve essere custodita. La cos tuzione è divisa in 4 classi, 37 ci adini tutelano le leggi, vigilano affinché essa sia rispe ata. La legge ha elemen religiosi molto for . L’ateismo viene visto come una mala a da curare. L’uomo ateo da curare viene allontanato dalla società, dalla comunità, incarcerato. Un consiglio lo incontra e cerca di convincerlo, di portarlo nella re a via, la sua visione atea della vita deve essere superata. Dopo 5 anni di incontri con il consiglio, se l’ateo non è venuto meno alla sua idea, si passa alla pena di morte, perché è un elemento malato che deve essere allontanato, prima che contagi l’intera comunità. So o questo aspe o è un’opera anche educa va, un aspe o pico dell’organizzazione dello stato, oltre che sociale. La famiglia e la proprietà privata ora trovano spazio. Vi sono due modelli di governo, da cui nel corso della storia sono venu fuori tu gli altri modello, sono forme madri d cui le altre derivano: Mix tra MONARCHIA e DEMOCRAZIA, autorità e libertà che si mescolano. L’uomo poli co qui è colui che incarna il legislatore saggio. La forma auspicata non è il governo di uno (monarchia), né il governo di pochi (aristocrazia), né il governo di mol o di tu (democrazia), bensì la FORMA MISTA (MONARCHIA E DEMOCRAZIA), ossia libertà nell’ordine e nella legge. Libertà + autorevolezza. Esistono, per Platone, due cause che portano alla corruzione della democrazia ateniese: una corruzione è di natura cos tuzionale (nella ges one del potere, dei meccanismi, brogli ele orali…) e un’altra corruzione è di po psico-antropologica, che riguarda la sfrenatezza, la libertà diventata licenza e che so o il profilo psicologico si traduce in anarchia. Si fa riferimento al GUSTO DEL PUBBLICO: il pubblico è incompetente, contrapposto all’uomo saggio, è incapace di ges re in modo moderato il potere; questo porta all’anarchia e alla rannia. Il pubblico incompetente prende il sopravvento, riconosce come suo unico parametro il PIACERE. Gli spe acoli teatrali si ada ano a questa esigenza, che appare priva di educazione. Il teatro, vociante, non è più luogo educa vo, ma diventa rappresentazione di teatrocrazia. ARISTOTELE V-IV secolo Nasce a Stagira, era un meteco (straniero), il padre era medico. Egli frequentava la corte macedone, perché aveva il compito di educare Alessandro Magno. Muore a Calcide nel 322, qualche tempo dopo Alessandro Magno. Opere tra ate: e ca nicomachea, poli ca, cos tuzione degli ateniesi, economia, retorica. Opere di dis nguono in essoteriche: des nate al grande pubblico, divulga ve, che sono andate perdute, ed esoteriche: des nate agli allievi, sono per lo più imperfezioni degli appun , o tracce predisposte ad essere completate dall’insegnamento a voce. Cosa è Europa? Il punto di vista geografico non combacia con quello morale e sociale. Per Isocrate: Europa coincide con la Grecia. Per Ippocrate: Europa coincide con la Scizia (s rpe degli Sci ), a uale Kazakistan, Ucraina, Russia meridionale. Per Aristotele: Europa non è Grecia, ma si diversifica dall’ Asia. La Grecia è un territorio che riesce a temperare climi freddi e caldi, la popolazione mescola cara eris che piche dei popoli o troppo freddi o troppo caldi, o mancano di altre cara eris che. Per Aristotele non esiste una perfe a forma di governo che, applicata a diversi popoli o terre, riesce a dare i medesimi esi . Insomma la forma di governo perfe a non è esportabile, non può essere applicata in qualunque realtà. Non è garan to che in una data posizione geografica, una perfe a forma di governo dia lo stesso esito. Aristotele dis ngue SCIENZE TEORETICHE, PRATICHE E PRODUTTIVE. Scienze TEORETICHE: sono le più importan , matema ca, fisica, metafisica, e sono poste al ver ce delle scienze perché ricercano il sapere per sé stesse. Scienze PRATICHE: come la poli ca, ricercano il sapere per il perfezionamento morale dell’individuo. Scienze PRODUTTIVE: nella gerarchia delle scienze si trovano in basso, e sono finalizzate alla produzione di cose. La sua è una metodologia scien fica= vuole porre al le ore difficoltà e problemi, vuole quasi an cipare la domanda del le ore; a raverso le ipotesi, dà già le risposte. Questo metodo si chiama DIAGOREMATICO o APORIA, cioè rispondere alle eventuali obiezioni. A differenza del rapporto dicotomico di Platone (mondo fenomenico e mondo delle idee), Aristotele invece parte dal presupposto che la NATURA non è immobile, ma in con nuo movimento e trasformazione. Ci sono due ESTREMI: MATERIA PRIMA e FORMA PURA MATERIA PRIMA: si trasforma assumendo le forme, cioè Dio, che o ene in potenza. FORMA PURA, DIO, FINE: forma a cui la materia (ogni cosa) tende, Dio che muove tu o senza essere mosso. Dio è la causa che muove la materia, la natura, e la indirizza nelle forme successive. Come in Platone, anche in Aristotele c’è la tripar zione dell’anima (qualcosa di simile): ANIMA VEGETATIVA: (piante che nascono, vivono e scompaiono), occupa il gradino più basso; ANIMA SENSITIVA: (propria degli animali), a metà scala; ANIMA RAZIONALE: al ver ce con l’uomo, che è come gli animali, ma in più ha la ragione. Il fine dell’uomo rispe o alle piante e agli animali è vivere secondo ragione, per raggiungere l’obie vo che è la FELICITÀ. Felicità è vivere la propria quo dianità conformemente, la vera felicità riguarda uno stato di bea tudine, appagamento interiore, riguardo beni spirituali. Lo stato di bea tudine riguarda l’anima, non tanto il corpo, ma Aristotele ri ene che esiste anche la felicità dovuta al soddisfacimento di beni anche del corpo. Quindi esiste anche la felicità terrena. Per Aristotele esistono due pi di virtù che perme ono all’uomo il raggiungimento della felicità: VIRTÙ DIANOETICHE, proprie dell’a vità specula va, che l’uomo o ene a raverso lo studio, il sapere e la conoscenza; sono indispensabili allo sviluppo della ragione e sono arte, saggezza, intelligenza, scienza, ma sopra u o SAPIENZA, che è unione di intelle o e scienza. VIRTÙ ETICHE, si conseguono con l’abitudine (da abitus, cioè pra ca, esercitarsi nelle virtù e che), consentono lo sviluppo dell’animo e consistono nell’applicazione del GIUSTO MEZZO; sono coraggio, liberalità (giusta misura tra prodigalità e avarizia), magnanimità (né troppo vanitoso, né troppo umile), mansuetudine(né trascurabile, né indolente), ma sopra u o GIUSTIZIA, descri a nel “poli co”, signi fica saper scegliere la giusta misura, evitare comportamen e c c e s s i v i o d i f e osi, comportamento proprio dell’arte regia (sovrano né vile, né coraggioso, ecc). La gius zia è la regina delle virtù e che, perché non è un giusto mezzo come le altre, ma perché è la più completa, è unica, esprime la virtù e ca (e poli ca) per eccellenza. La gius zia riguarda la comunità poli ca, civile, ciò che è vantaggioso per l’autosufficienza della comunità. Essa è il conformarsi della legge. Aristotele però precisa che bisogna dis nguere un GIUSTO NATURALE da un GIUSTO LEGALE: mentre Platone auspicava la ricerca del paradigma, del modello ideale, per Aristotele non esiste una legge assoluta valida in qualunque contesto sociale, geografico e poli co, ma si deve dis nguere un giusto naturale da uno legale, ovvero dis nguere diri e principi assolu che valgono indipendentemente dal contesto in cui si trovano= GIUSTO NATURALE, mentre il GIUSTO LEGALE è qualcosa che varia da ci à a ci à, da polis a polis, è quella gius zia che varia al variare della situazione storica, poli ca e sopra u o geografica, perché Aristotele dis ngue Europa dalla Grecia e di questa esalta la sua posizione, in quanto è una sorta di giusto mezzo geografico sia per le popolazioni sia per il clima. Con questo egli annuncia la teoria dei climi. Il giusto LEGALE è espressione di una gius zia par colare. Aristotele dis ngue ancora la GIUSTIZIA in DISTRIBUTIVA: basata sul principio della proporzione geometrica, cioè l’espressione di una gius zia meritocra ca; essa presiede alla distribuzione delle comuni risorse e beni, ado ando il criterio di dare a ciascuno ciò che gli spe a per il contributo dato alla produzione; CORRETTIVA: proporzione aritme ca, che regola l’operato dei giudici in quanto tende a ristabilire un ordine violato, a imporre un certo equilibrio in seguito a un reato. Negli scambi economici ene conto del valore dei beni scambia (corregge il danno fa o, chiamato anche COMMUTATIVA). CRITICA AL COMUNISMO PLATONICO Aristotele a acca il COMUNISMO PLLATONICO, affermando che tu o ciò è disarmonico per la convivenza civile perché se non ho un vantaggio nello svolgimento del lavoro, perché tanto la comunità lo fa al posto mio, questo non mi s mola a fare il lavoro: dimensione di PARASSITISMO, ovvero il diri o di proprietà deve essere prote o. La proprietà privata è vista come s molo all’impegno, per avere ricchezza e soddisfacimento. Elemento fondamentale organizza vo è la famiglia, che poi assieme ai villaggi creano le comunità e quindi lo stato, cioè il prodo o di aggregazioni. Lo stato cronologicamente viene dopo. L’individuo non può pensare la propria esistenza senza lo stato. Egli è pensato all’interno della polis. È proprio lo stato a garan re l’autosufficienza. Lo stato, dal punto di vista logico, è il PRIUS, viene quindi prima dell’individuo, è elemento principale. La famiglia è una cellula fondamentale, che si sviluppa a raverso legami, tra marito e moglie, figli e genitori, padroni e schiavi. Ogni individuo trova diversa locazione, sia esso uomo o donna, rispe o all’intelligenza. Vi è per Aristotele una gerarchia delle intelligenze, dove donna e schiavi sono messi ai livelli più bassi. Sopra u o lo schiavo è al livello più basso, perché egli ha così poca intelligenza che deve essere dedito solo al lavoro manuale, (è come un animale da soma). Vi è la necessità che lo schiavo, essendo dotato di intelligenza inferiore al padrone, debba essere preso so o la protezione del padrone stesso. La donna anche lei è dotata di intelligenza inferiore all’uomo; è subordinata, è so omessa all’uomo e ai suoi comandi; non ha l’autorità, che è monopolio solo del padrone di famiglia, ma può esprimere consigli. “E ca Nicomachea”: per Aristotele la poli ca è una scienza pra ca come l’e ca, ed entrambe hanno una connessione (e ca e poli ca), sono beni che non possono essere scissi. ECONOMIA Economia per Aristotele: è una crema s ca naturale, è l’arte di amministrare i beni della famiglia o dello stato senza lucro, è tu o ciò che riguarda il soddisfacimento dei beni della famiglia, come l’alimentazione. Parla del sistema di scambio, o del bara o; questo produce dei dife che spingono l’uomo a introdurre la moneta, sempre inteso come scambio di beni essenziali per il soddisfacimento dell’individuo. Proprio la moneta segna il passaggio dall’economia alla CREMATISTICA: arte pica del commercio, dove il denaro è finalizzato a produrre solo ulteriore denaro e si perde l’obie vo principale dell’economia, ovvero quello di produrre beni per soddisfare bisogni essenziali. L’economia quindi è basata sull’agricoltura, pastorizia, mentre il commercio tende solo a produrre profi